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12.12.2022

Prima condanna a morte pubblica, per il giovane Majidreza Rahnavard.

Reazione di raccapriccio e sdegno da parte di molti paesi mondiali, per l’esecuzione.

Continuano le proteste studentesche.

  • La seconda esecuzione di un manifestante, la prima tenuta pubblicamente, è avvenuta a Mashhad: Majidreza Rahnavard è stato impiccato a una gru dalle autorità iraniane per la sua partecipazione alle proteste. Questa esecuzione è stata eseguita solo 23 giorni dopo il suo arresto e il giovane è stato privato della possibilità di scegliere un avvocato e di difendersi in tribunale. La notizia della sua esecuzione ha provocato un’ondata di rabbia in Iran e nel mondo.
  • Le donne accorse sulla tomba di Majidreza Rahnavard hanno cantato lo slogan “Martire del paese, Majidreza Rahnavard”.
  • Gli studenti hanno organizzato manifestazioni di protesta a Mashhad e Shiraz. A Mashhad gli studenti hanno intonato lo slogan “Hanno portato via Majidreza, hanno riportato il suo cadavere”. A Shiraz il loro slogan era “Majidreza ha dormito, ci siamo svegliati tutti”. Alla Sharif University, gli studenti hanno installato immagini di Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard. Gli studenti della Facoltà di Urbanistica dell’Università di Teheran hanno appeso alla corda il messaggio “Non c’è esecuzione per la speranza”. Si sono tenuti sit-in studenteschi anche presso la Facoltà di Matematica dell’Università di Beheshti. Gli studenti della Facoltà di Lettere dell’Università Allameh Tabatbai di Teheran hanno cantato lo slogan “Studente, lavoratore, unità”.
  • A Sydney, gli iraniani si sono riuniti contro la condanna a morte di Majidreza Rahnavard appendendosi simbolicamente una corda al collo.
  • Un gruppo di donne, prigioniere politiche nel carcere di Evin, hanno fatto sit-in nell’ufficio dell’ufficiale di guardia del carcere femminile, in risposta all’emissione e all’esecuzione delle condanne a morte per i detenuti della rivolta iraniana.
  • In una dichiarazione, un gruppo di artisti ha annunciato la formazione dell’associazione “Artisti cinematografici e teatrali iraniani all’estero” per sostenere “i diritti dei prigionieri politici, artisti di teatro e cinema.