Pubblicazione del manifesto della Neighbourhood Youth Alliance of Iran.
Continuano le proteste in varie città e università.
I premi francese e tedesco per i diritti umani sono stati conferiti a “Mahsa Amini e alla donne iraniane”.
- La Neighbourhood Youth Alliance of Iran ha pubblicato un manifesto in 43 punti che chiede la creazione di un governo democratico, sostenendo la diversità etnica, di genere, politica e religiosa, promuovendo la cooperazione tra organizzazioni commerciali, sindacati, gruppi politici e attivisti in e al di fuori dell’Iran, chiedendo uno stato laico e chiedendo che il governo post-rivoluzionario dell’Iran si impegni a rispettare la Dichiarazione universale dei diritti umani, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne e la Convenzione sui diritti del fanciullo.
- Manifestazioni di protesta sono continuate in diverse parti del paese. A Kermanshah, i manifestanti si sono riuniti accendendo fuochi per protestare contro l’esecuzione di Mohsen Shekari e le altre condanne a morte.
- Le proteste studentesche sono continuate in diverse università del paese, tra cui Allameh, Khaje Nasir e Beheshti a Teheran, l’Università tecnologica di Isfahan e Noshirvani a Babol.
- I lavoratori di diversi dipartimenti petrolchimici di Sanandaj hanno smesso di lavorare per protestare contro il mancato soddisfacimento delle loro richieste.
- I premi francese e tedesco per i diritti umani sono stati assegnati a “Mahsa Amini e le donne iraniane”.
- Mohammad Sarafraz, ex capo del televisione statale della Repubblica islamica dell’Iran, ha affermato che la Repubblica islamica “ha raggiunto una condizione in cui non può rispondere alle più piccole richieste del popolo e questa forma di governo non è sostenibile”.
- Gohar Eshghi, la madre di Sattar Beheshti, blogger ucciso in circostanze misteriose nel 2021, ha dichiarato in un video che “lei e la sua famiglia sono state minacciate e se succede loro qualcosa, il leader è responsabile”.