Nuove esecuzioni di condanne a morte per i manifestanti.
Rapporto di Amnesty International.
Discussione sulla polizia morale.
Il governo in un consiglio con i principali esponenti istituzionali minimizza le proteste rinviandole a ragioni economiche.
- Il sistema giudiziario della Repubblica islamica ha annunciato l’esecuzione di condanna a morte di quattro persone con l’accusa di “sequestro di persona e cooperazione di intelligence con il Mossad”. L’agenzia di stampa Meezan, affiliata alla magistratura, ha annunciato i nomi di queste quattro persone: Hossein Urdukhanzadeh, Shahin Imani Mahmudabad, Milad Ashrafi Atbatan e Manouchehr Shahbandi di Bojandi.
- Amnesty International afferma che almeno 28 persone, tra cui tre bambini, sono a rischio di esecuzione in relazione alle proteste a livello nazionale in Iran. L’organizzazione afferma che il governo iraniano utilizza la pena di morte come “strumento per la repressione politica e per instillare la paura tra la gente e porre fine alla rivolta generale”.
- Mohammad Jaafar Montazeri, nel cosiddetto incontro “Jihad Tabain”, che si è tenuto proprio a proposito delle recenti proteste, in risposta a uno dei presenti che chiedeva il motivo della chiusura della polizia morale “Irshad”, ha aggiunto: “Naturalmente, sarà la magistratura a supervisionare le azioni comportamentali, così da garantire la sicurezza della società”.
- Mentre in Iran continuano le proteste a livello nazionale, il Consiglio islamico e il governo di Ebrahim Raisi hanno tenuto una riunione a porte chiuse e hanno ridotto la principale richiesta del popolo a “richieste economiche”. Il portavoce della Presidenza del Consiglio islamico ha detto ai giornalisti chel’incontro si è tenuto con la partecipazione di: i capi dell’esecutivo e del legislativo, i ministri dell’informazione, dell’industria, delle miniere e del commercio, inoltre a nome del parlamento sono intervenuti anche il capo dell’organizzazione dei programmi e del bilancio del governo e i capi delle commissioni cultura, del programma e bilancio. Nizamuddin Mousavi ha affermato che “la maggior parte” delle questioni da loro discusse “è andata verso le questioni del sostentamento e dell’economia delle persone, e il Consiglio islamico sottolinea la necessità di risolvere proprio i problemi di sostentamento delle persone”. Anche Ibrahim Raisi ha sottolineato in questo incontro che “i problemi delle persone nel campo dei mezzi di sussistenza” dovrebbero essere risolti.
- Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato ancora una volta l’arresto di un certo numero di cittadini francesi in Iran e ha affermato che la Repubblica islamica ha detto “molte bugie” al riguardo. Ha aggiunto: “Sono connazionali che a volte vanno in Iran per motivi accademici. Niente giustifica il loro arresto e queste detenzioni sono inaccettabili dal nostro punto di vista”.
- Majid Mirahmadi, il viceministro della sicurezza e delle forze dell’ordine, ha annunciato che durante le proteste degli ultimi due mesi, “1700mila miliardi di toman” di danni sono stati causati a luoghi governativi, strutture pubbliche e proprietà della gente. Non ha chiarito l’ammontare dei danni causati dall’interruzione di internet e dagli attacchi delle forze di sicurezza e delle forze dell’ordine alle auto e alle proprietà delle persone e come saranno risarciti.
- Mehdi Kohian, membro del Committee for Follow-up on the Status of Artists Arrested in Iran, ha annunciato che il numero di cineasti arrestati durante le attuali proteste nel paese è di circa 40.
- Marco Rubio, uno dei senatori repubblicani degli Stati Uniti, ha espresso preoccupazione per la possibilità che la Repubblica islamica dell’Iran utilizzi le tecnologie di monitoraggio e sorveglianza della società cinese Tiandi per sopprimere i manifestanti, e ha chiesto all’amministrazione di Joe Biden di indagare sul azioni di questa società per avviare un’eventuale sanzione nei suoi confronti.